
Poiché se l’era promesso, Elizaveta Seller, vedova Zarubin, cercò per anni un circuito di diciotto curve, costruito nel nulla e probabilmente mai usato. Lo conosceva a memoria e avrebbe potuto disegnarlo, con precisione, in qualsiasi momento e dovunque: lo faceva, ogni tanto, oziosamente, sul retro di lettere inutili, o sull’ultima pagina di libri che non finiva.
Disponeva di ricchezze sorprendenti, e spenderle per scopi imperscrutabili non era l’ultimo dei suoi diletti. Quando firmava gli assegni per gli uomini che, in ogni parte del mondo, occupavano il loro tempo a chiedere notizie di un circuito dimenticato, amava farlo sotto gli occhi, indispettiti, dei suoi consulenti finanziari. Uno di loro, un olandese, le chiese il permesso di riassumerle, un giorno, le spese a cui si era esposta per finanziare l’insolita ricerca.
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