Brano di conversazione captato in metropolitana nei giorni scorsi: «Ciao, come va?» «Insomma. Sono stanco e ho proprio voglia di fare le ferie per riposarmi un po’». A cena con amici l’altra sera: «Ma che faccia che hai!» «Beh, sai, ho tanto lavoro da finire. Ma adesso mi riposo». Sono i tipici dialoghi di metà luglio: le scuole sono finte, gli ultimi esami in università sono passati, al lavoro si sistemano, con un po’ di affanno, le ultime cose prima delle ferie, le fatiche di tutto un anno pesano e nei pensieri, nei dialoghi, nei progetti affiora con insistenza la necessità del riposo.
Forse, però, non ci interroghiamo sufficientemente su cosa significhi riposare. Rischiando così di passare dal faticoso meccanismo del lavoro a quello solo apparentemente meno invasivo delle vacanze: viaggi, prenotazioni, calcolo delle spese, divertimento più o meno organizzato e quasi forzato. Uno stress. (…)
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