Amica pecunia

In questa predica, tenuta ai fedeli della sua Ippona nel primo scorcio del V secolo d.C., Agostino (354-430 d.C.) dà al denaro le vesti di un’amante volubile e spietata. Come tutte le creature, anche la pecunia appartiene al regime di ciò che è destinato a passare; inutile dunque innamorarsene e affannarsi per trattenerla a sé; ma, come tutte creature, anche la pecunia non è a priori negativa e va considerata solo in relazione alle realtà ultime. Così, il poco che l’uomo dona a chi ha bisogno potrà trasformarsi nel molto della salvezza eterna.

Se la ricchezza potesse ascoltare i suoi amanti, in quanti le direbbero: «Per causa tua ho sopportato un rigido inverno in mezzo al mare, per causa tua ho affrontato tanti naufragi, per causa tua, mentre rischiavo la vita fra le onde, ho dovuto buttare a mare i miei beni, per causa tua… ho perso anche te; badavo a ciò che ancora volevo avere, e ho perso anche ciò che avevo». Quante volte dicono: «per causa tua!». Ma sorda è la donna a cui parli e non ti dà ascolto nemmeno se per causa sua perdessi anche te. E, se morirai per la ricchezza, a che giova? Tu muori; lei, non riesci a trovarla. Anzi, se ne hai da qualche parte, è qui che, morendo, la lasci. Tu te ne vai e poi viene un altro dei suoi amanti. Quanti innamorati l’hanno lasciata! L’hanno amata, se ne sono andati, sono scomparsi. È proprio vero, un’immagine è l’uomo che passa, eppure si agita invano. È triste che passi come una immagine (certamente come immagine di Dio) e si agiti invano. Accumula ricchezze e ignora per chi le mette insieme. Perché dunque si agita, se non per accumularle? Ecco, tu accumula pure le ricchezze! Ma dove ti ordina di farlo la Sapienza, non dove si ferma l’avidità. Circa il denaro, il Signore ha dato un consiglio per non perdere ciò che si è guadagnato. Dice infatti: conquistatevi degli amici attraverso il denaro ingiusto, perché siano loro ad accogliervi nelle dimore eterne. I martiri, che seguivano una giusta causa, e che per amore di Dio sopportarono molte prove, ebbero chi li accolse quando erano affamati, chi li vestì quando erano nudi, chi li ospitò quando erano esuli. Questo è servire chi si trova in difficoltà. Ecco, loro divennero amici conquistati grazie al denaro ingiusto. Il Signore ha dato infatti un buon consiglio sul denaro, se lo si ascolta. Se infatti ami la tua ricchezza, devi comunque stare attento a non perderla. E se la pèrdono loro, la perdi anche tu. A te viene meno, ma va a qualcun altro. Fanne qualcosa che ti permetta di non perderla. E se ti abbandona prima del tempo, accumula il tuo tesoro nel cielo, dove il ladro non arriva e la tignola non fa danno. È un posto sicuro. Cosa aspetti a trasferirlo? Manda avanti ciò che possiedi: arriverai dove lo hai spedito. Compraci qualcosa che non possa andar perduto. Carissimi, sapete come si regolano le persone avide di denaro quando vedono che hanno un po’ di soldi. Cosa dicono? «La moneta è tonda, rotola, se ne va: occorre legarla acquistando un immobile». E così vogliono legare il proprio denaro comprandosi una villa. Ed ecco là: hanno comprato una villa e avranno la villa: ma questa villa avrà loro per sempre? Macchè. Neanche loro saranno padroni di una cosa da dove, dopo un po’ e senza possibilità di dilazione, dovranno emigrare. Là dove hai legato il tuo denaro non puoi legare la tua vita. Verrà il giorno in cui la tua vita ti sarà chiesta indietro. E quello che hai comprato? Di chi sarà? Non avrai dunque la villa, e la villa non avrà te, a meno che, una volta morto, il tuo corpo non sia sepolto lì… E allora accadrà una cosa davvero strana: lei avrà te, e tu non avrai lei. È quindi buono e letteralmente… aureo il consiglio che il Signore dà dicendo: «trasferiscilo dove non puoi perderlo». «Che consiglio! – mi si dirà – Ma così non lo vedrò più!». Lo vedrai in seguito. Ma non vedrai più quello che hai spedito. È che hai prestato ad usura. Hai dato un capitale, te ne verrà reso un altro. La persona a cui hai fatto il prestito è onnipotente. Riceve piccole somme e ne dà di grandi, riceve poco e renderà moltissimo. È come la terra che ha creato per te: seminerai pochi chicchi per riempire interi granai. Se così è fatta la terra che ha creato per te, chi ha creato cielo e terra cosa ti riserva, se seminerai opere buone?

S. Agostino – Sermone 335 d.C. – 7-9
Brano presentato da Lucilla Giagnoni in occasione di
Moltefedi – “Il cammello e la cruna dell’ago” – Museo del falegname Tino Sana – Giovedì 21 ottobe 2010

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