“Non è più tanto o solo questione di imparare a memoria A Zacinto o La cavalla storna. Il problema è che l’impazienza e la distrazione scolastiche producono inesperienza della vita. Leggere e ricordare un libro (una storia di carta: I promessi sposi, per esempio) è, all’opposto, un’occasione formativa: fornisce modelli, schemi di classificazione, paradigmi di bellezza, che consentono di interpretare il futuro.”
La disaffezione nei confronti della memoria identifica lo spirito di un’epoca che, abdicando al proprio destino, ha eletto il divertimento, cioè la distrazione, a stile di vita collettivo. Ci si potrebbe chiedere, perciò, se ancora convenga percorrere la strada opposta, almeno in talune circostanze. A scuola, per esempio.
Che a scuola ci si possa divertire, è un fatto, da cui, tuttavia, non è lecito desumere che tale sia – della scuola – la funzione primaria. La scuola serve infatti a educare, ossia a trasmettere una grammatica – un repertorio di conoscenze stabili, principi oggettivi, criteri di giudizio universali -, che permetta, poi, di riconoscere le evenienze della vita, dando loro un nome, e un valore. Il valore della memoria consiste, da questo angolo d’osservazione, nella memoria dei valori: nella progressiva presa di coscienza di quei paradigmi e canoni (evidenze ed esigenze) che definiscono la natura originale dell’uomo, e quindi rendono possibile un ethos condiviso.
Leggi tutto “Imparare a memoria salva i giovani dal labirinto del nichilismo”