I nostri cuori induriti dal male raccontato dai media

(…) Quanto abbiamo bisogno di questa bella notizia! Ogni giorno, infatti, attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono. Per questo la città ha bisogno di Maria, che con la sua presenza ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della Grazia sul peccato, e ci induce a sperare anche nelle situazioni umanamente più difficili.

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L’impronta del passo…

Molte fedi sotto lo stesso cieloAl Palamonti, sede del CAI, si è svolto l’incontro con Don Roberto Pennati a conclusione dei “Cammini dello spirito”.

Ha raccontato del suo rapporto con la montagna dal punto di vista di un uomo che in passato l’ha vissuta intensamente e con passione e ora, affetto da una malattia neurologica, non ha più la possibilità di frequentarla: umiltà e riconoscenza alla montagna che dà alla nostra vita spazio e bellezza, la montagna che ti porta, ti sostiene e ti accoglie, la montagna che esige l’essenzialità e il rispetto, la montagna che dona momenti magici ma che durano un istante e che non ti appartengono.

Sono stati letti alcuni brani tratti dal suo libro “La meta oltre la vetta” e alcuni brani di Mario Rigoni Stern.

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Semplificare è difficile

Complicare è facile,
semplificare è difficile.

Per complicare basta aggiungere,
tutto quello che si vuole:
colori, forme, azioni, decorazioni,
personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare.

Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere,
e per togliere
bisogna sapere che cosa togliere,
come fa lo scultore quando
a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra
tutto quel materiale che c’è in più.

Teoricamente ogni masso di pietra
può avere al suo interno una scultura bellissima,
come si fa a sapere dove ci si deve fermare nel togliere,
senza rovinare la scultura?

Togliere invece che aggiungere
vuol dire riconoscere l’essenza delle cose
e comunicarle nella loro essenzialità.
Questo processo
porta fuori dal tempo e dalle mode….
La semplificazione è il segno dell’intelligenza,
un antico detto cinese dice:
quello che non si può dire in poche parole
non si può dirlo neanche in molte.

Bruno Munari

Fonte: http://www.pedagogiadellalumaca.org

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Le vacanze si avvicinano

La vacanza rappresenta la straordinaria occasione per i nostri ragazzi di fare esperienza che la conoscenza e poi l’apprendimento (…) sono possibili ovunque, anche al di fuori dei banchi delle scuole. Non è sensato distinguere il tempo dell’imparare (a scuola) e il tempo della vacanza, esiste piuttosto un’unitarietà della vita e nella vita, scandita dal tempo ed espressa nello spazio.

Il periodo di vacanza che ci stiamo per prendere è l’occasione perché la curiosità si metta in moto, l’osservazione della realtà sia un po’ più libera da schemi e ci si possa accorgere, più facilmente, che nulla è banale e scontato così come che il tempo è una risorsa, da volgere a nostro vantaggio. La bellezza della natura, la compagnia rilassata degli amici, le attrazioni che possono sbocciare verso i coetanei, il corpo che si muove con meno vincoli e impacci, i genitori forse un po’ meno angosciati del solito non sono il panorama scontato delle pagine estive dei nostri minori, ma reali e preziose occasioni di esperienza.

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Il senso del riposo

Brano di conversazione captato in metropolitana nei giorni scorsi: «Ciao, come va?» «Insomma. Sono stanco e ho proprio voglia di fare le ferie per riposarmi un po’». A cena con amici l’altra sera: «Ma che faccia che hai!» «Beh, sai, ho tanto lavoro da finire. Ma adesso mi riposo». Sono i tipici dialoghi di metà luglio: le scuole sono finte, gli ultimi esami in università sono passati, al lavoro si sistemano, con un po’ di affanno, le ultime cose prima delle ferie, le fatiche di tutto un anno pesano e nei pensieri, nei dialoghi, nei progetti affiora con insistenza la necessità del riposo.

Forse, però, non ci interroghiamo sufficientemente su cosa significhi riposare. Rischiando così di passare dal faticoso meccanismo del lavoro a quello solo apparentemente meno invasivo delle vacanze: viaggi, prenotazioni, calcolo delle spese, divertimento più o meno organizzato e quasi forzato. Uno stress. (…)

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Ogni foto è più dello sguardo di un uomo

E tutto appare soltanto “una volta!” e di “quell’una volta”, la foto fa poi un sempre. Soltanto attraverso la fotografia il tempo diventa visibile. Nel tempo, tra la prima e la seconda foto, appare la storia, che senza queste due foto sarebbe caduta nell’oblio di un altro sempre.

Così come io mentre fotografavo volevo perdermi fuori, nel mondo e dentro le cose, allo stesso modo ora il mondo e le cose scaturiscono dalla fotografia per entrare in me (e ogni altro osservatore). E lì vogliono continuare ad agire. Soltanto lì nascono le storie. Lì nell’occhio di colui che osserva.

Ogni foto è una rievocazione della nostra mortalità. Ogni foto tratta della vita e della morte. Ogni foto ha un’aura di sacralità. Ogni foto è più dello sguardo di un uomo, è superiore alle capacità del suo fotografo. Ogni foto è anche un aspetto della creazione al di fuori del tempo, da una visuale divina.

Wim Wenders
Fonte: Eco di Bergamo, 12 aprile 2000