In verità aveva ancora sonno e si sentiva molto stanco, ma non voleva dar noia a Oscar, che stava procedendo allegramente a gran passi.
“Vieni, cercheremo un buco dove puoi scaldarti e dormire”.
“Mica ci si può mettere a dormire a metà giornata” disse Rasmus sorpreso. “Mi sono appena alzato”.
“I vagabondi possono” sentenziò Oscar.
Così finalmente Rasmus capì che cosa significa fare il vagabondo; di colpo intuì tutta la meraviglia della sua nuova vita: si poteva fare tutto quello che si voleva. Mangiare, dormire, girare il mondo come e quando capitava: un vagabondo era libero, totalmente libero come un uccello nel bosco.
Eccitato dalla sua scoperta, Rasmus marciava ora con nuova lena accanto a Oscar. Si sentiva già un vagabondo e guardava il mondo circostante con gli occhi di un vagabondo. Vedeva la strada snodarsi dolcemente nel paesaggio, celando invitanti segreti dietro a ogni curva; vedeva i verdi campidove le mucche ruminavano nel sole del mattino; le rosse capanne dei contadini, dove ragazze appena levate strofinavano i bidoni del latte davanti all’uscio e garzoni pompavano l’acqua nell’abbeveratoio dei cavalli. I bambini strillavano nelle capanne, i cani da guardia abbaiavano attaccati alla loro catena, e dentro alle stalle muggivano vitelli solitari, anelando alla libertà dei pascoli. Guardò e ascoltò proprio come un vagabondo sa ascoltare e vedere.
Accanto a lui marciava Oscar, canticchiando gioiosamente tra sè; improvvisamente uscì di strada e si fermò in uno spiazzo assolato, protetto da alti cespugli.
“Qui puoi dormire come un papa” disse Oscar. ” E’ un posto caldo e sicuro e nessun curioso può scoprirti dalla strada”.
Rasmus sbadigliò, ma un pensiero allarmante gli fermò lo sbadiglio a metà.
“Oscar, posso star sicuro che non mi abbandonerai, mentre dormo?”
Oscar scosse il capo.
“Dormi” disse soltanto.
Rasmus si buttò per terra, si distese a pancia in giù e nascose il naso nell’incavo del braccio. Il sole lo scaldava, ed era dolce aver sonno; nel dormiveglia si accorse che Oscar gli stendeva sopra la giacca. Ora non aveva più freddo.
Giaceva su un tappeto di timo, e quel profumo gli penetrava nel naso; anche i cespugli mandavano un così buon odore, accarezzati dal sole. Profumo d’estate. Per tutta la vita l’odore del timo e del ginepro scaldati dal sole avrebbe rappresentato per Rasmus il simbolo dell’estate e del vagabondaggio.
Un calabrone gli ronzava sulla testa, e Rasmus aprì a fatica un occhio per guardarlo. Allora scorse Oscar che gli sedeva accanto masticando un filo d’erba.
Poi si addormentò.
Astrid Lindgren – Rasmus e il vagabondo