Ormai intorno non c’era più neanche una casa e la stradina, fiancheggiata da due muretti bassi, passava in mezzo a delle grandi risaie piene d’acqua. Poi i muretti cominciarono a coprirsi di lunghi rampicanti con le foglie lucenti e con tanti fiorellini bianchi.
“Che notte profumata!” disse Cion Cion Blu “Questo profumo poi è il più buono di tutti.”
“Sono i gelsomini!” esclamò felice l’imperatore “I fiori della mia bella ragazza del fiume, i fiori del mio tè preferito.”
In fondo alla stradina apparve una casina piccolissima. Era completamente coperta di foglioline verdi e di migliaia e migliaia di stelline bianche di gelsomini che sembrava ci fosse nevicato. In basso c’era soltanto una porticina con un’insegna rossa su cui era scritto in bianco: “Ron Fon – Ciabattino”. In alto c’era una finestra illuminata in cui, attraverso l’intreccio fiorito di gelsomini, si vedeva una ragazza dagli occhi verdi e dai capelli neri; era vestita di un abito verde a fiorellini bianchi di gelsomino. La ragazza cantava con una vocina dolce come marmellata di albicocche e intanto ricamava dei gelsomini su una pantofola blu orlata d’arancione.
“Che bella pantofola!” esclamò Cion Cion Blu incantato.
“Che bella ragazza!” gridò Uei Ming tutto sconvolto “E’ lei, è la bella ragazza del fiume!”
“Cara signorina” cominciò a dire Cion con molta gentilezza, “Potrei comprare quelle pantofole? E poi non avresti mica del tè di gelsomino?”
Ma prima che avesse finito di parlare, Uei Ming si era arrampicato come un gatto fino alla finestra saltando nella stanza della ragazza. Solo che, nello slancio, inciampò sul davanzale e rotolò come un salame sul pavimento. La ragazza gettò un urlo di spavento e lasciò cadere la pantofola. Poi cominciò a gridare con una vocina da passerotto: “Un ladro! Aiuto! Aiuto! Povera me!”
L’imperatore, un po’ confuso, si rialzò svelto svelto, si tolse il berretto di pelo bianco e fece un inchino con squisita educazione.
“Non ti spaventare, signorina,” disse “non sono un ladro, sono anzi un viandante onesto e sincero. Passavo di qui e sono inciampato nel davanzale; per questo sono caduto.”
“Meno male!” disse la ragazza con un sospiro, subito rassicurata.
Perchè si vedeva benissimo che l’imperatore non era un ladro e aveva anzi dei modi corretti e buoni. Poi la ragazza disse: “Non ti sei mica fatto troppo male? Vuoi del tè di gelsomino, così ti passa?”
Uei Ming era talmente stupefatto che non riusciva quasi più a parlare. “Proprio il tè di gelsomino! La cosa che preferisco tra tutte le cose buone del mondo!” Mormorò “Ma tu come ti chiami?”
“Gelsomina” rispose la ragazza garbatamente.
E con tante moine prese da un tavolino una teiera di porcellana e versò del tè fumante in una tazzina.
Uei Ming prese la tazzina e fece per bere, poi aspettò un momento e disse: “Non sarà mica aranciata per sbaglio, no?”
Dalla strada Cion Cion Blu gridò: “Ce n’è anche per me di aranciata? Lo sai che è la cosa che mi piace di più?”
Ma Uei Ming, che aveva assaggiato il tè, esclamò: “Non è aranciata! E’ tè di gelsomino. Gelsomina! Bella Gelsomina io voglio proprio sposarti.”
La ragazza cominciò a fare tanti salti di gioia, perchè quel giovane le sembrava bellissimo, anzi il più bel giovane della Cina. E disse: “Vuoi sposarmi? che bellezza!” e stampò un bel bacio sulla guancia di Uei Ming.
Pinin Carpi – Cion Cion Blu