Con i piedi nel fango

La capacità di guardare in lontananza è una dote della politica di qualità. «L’avvenire appartiene ai non disillusi» recita una frase attribuita a Georges Sorel che, come puoi immaginare, non è uno dei miei autori di riferimento. La frase però è bellissima. Pensare senza rassegnazione alla possibilità di un mondo diverso e migliore, un mondo di dignità, uguaglianza, solidarietà, è un modo sano e giusto di collocare l’azione politica in un quadro più vasto. L’utopia sollecita la fantasia, il sogno. Che peraltro non è nulla di astratto: per la sinistra significa, detto in estrema sintesi, realizzare ciò che prescrive l’articolo 3, secondo comma, della nostra Costituzione, cioè «la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale» che limitano di fatto libertà ed eguaglianza e impediscono lo sviluppo della persona e la partecipazione. E tuttavia lo sguardo lungo verso il futuro e la consapevolezza del passato devono illuminare il cammino del “qui e ora”, perché l’azione politica si nutre di singoli comportamenti quotidiani e di aggiustamenti di rotta. Anche in questo la parola approssimazione – avvicinarsi alla rotta giusta – torna utile e anzi preziosa. Diceva George Orwell che i pensatori della politica si dividono in due categorie: «Gli utopisti con la testa fra le nuvole e i realisti con i piedi nel fango». Posso conoscere l’obiettivo finale, ma non c’è una strada fissata in precedenza per raggiungerlo. E la strada è difficile, a percorrerla davvero ci si sporca, come chi cammina nel fango. La politica è un impegno qui e ora, oltre le chiacchiere e i proclami. E’ fare i conti con le cose per come sono davvero. E spesso non sono belle, lineari e pulite come le vorremmo. Ci si può inzaccherare, sì. Ma come si sporcano di fango gli stivali dei volontari che intervengono nelle alluvioni che ciclicamente investono porzioni del nostro territorio devastato dal dissesto idrogeologico. Bisogna state nel fango, a volte, per aiutare gli altri a uscirne. Oggi fare politica nel nostro Paese vuol dire molto spesso avere i piedi nel fango, in contesti difficili, dove la realtà sfugge a schemi ideologici troppo rigidi: può non piacere, ma se si vuole incidere davvero sulle cose per migliorarle, bisogna averne piena consapevolezza. Da sola l’alternativa della “testa fra le nuvole” non funziona.

Con i piedi nel fango – Gianrico Carofiglio

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