Ogni vita converge a qualche centro

Ogni vita converge a qualche centro,
Dichiarato o taciuto.
Esiste in ogni cuore umano
Una mèta

Ch’esso forse osa appena riconoscere,
Troppo bella
Per rischiare l’audacia
Di credervi.

Cautamente adorata come un fragile cielo,
Raggiungerla
Sarebbe impresa disperata come
Toccar la veste dell’arcobaleno.

Ma più sicura quanto più distante
Per chi persevera:
E come alto alla lenta pazienza
Dei santi è il cielo!

Non l’otterrà forse la breve prova
Della vita, ma poi
L’eternità rende ancora possibile
L’ardente slancio.

Emily Dickinson

Each Life converges to some Centre –
Expressed – or still –
Exists in every Human Nature
A Goal –

Admitted scarcely to itself – it may be –
Too fair
For Credibility’s temerity
To dare –

Adored with caution – as a Brittle Heaven –
To reach
Were hopeless, as the Rainbow’s Raiment
To touch –

Yet persevered toward – surer – for the Distance –
How high –
Unto the Saints’ slow diligence –
The Sky –

Ungained – it may be – in a Life’s low Venture –
But then –
Eternity enable the endeavoring
Again.

Tutti nella vita convergono verso qualcosa, verso un centro che può essere concreto, visibile o inespresso, inesprimibile; è nella natura umana avere uno scopo, una meta.
Questa meta talvolta non riusciamo a dirla nemmeno a noi stessi, oppure la consideriamo talmente al di là delle nostre forze che ci resta difficile avere l’audacia di crederla possibile e di avventurarci in quel cammino così avaro di certezze.
La guardiamo di lontano, adorandola con cautela, come se fosse qualcosa di fragile, che si può spezzare o può svanire al solo tocco di uno sguardo. Raggiungerla ci sembra un sogno impossibile, come toccare con mano un arcobaleno, che è là, visibile, ma che sfugge al nostro bisogno di concretezza.
Eppure la distanza che sembra incolmabile è come se ci sproni a questo viaggio, è come se ci renda più certi che vale la pena di credere a un traguardo che sembra aumentare di fascino con l’aumentare delle difficoltà per raggiungerlo. Non era forse il cielo tanto distante dall’umile, operosa diligenza dei santi, che pure sono riusciti a toccarne le vertiginose altezze?
Allora capiamo qual è il segreto per raggiungere questo traguardo: renderci conto che potrà sì essere inarrivabile nella breve, modesta avventura che ci è concessa di vivere, ma al di là di questo esiste un’eternità che ci consentirà di tentare all’infinito, fin quando la meta sarà finalmente raggiunta.
Poesia bellissima, che rivela la costruzione frammentata fin dalla prima occhiata, anche guardandola senza leggerla, con quei versi pari brevissimi contrapposti ai lunghi versi dispari, come se ED avesse voluto dare quasi una forma grafica all’alternarsi di audacia e timore, di impossibile e certo, di caducità ed eternità che pervade i versi.
Potremmo continuare l’esperimento dickinsoniano, provando a leggerla come se fosse composta soltanto dai brevissimi versi pari: “Espressa o taciuta / Una Meta / Troppo bella / Per osare / Raggiungerla / Toccarla / Alta quanto / Il Cielo / Ma poi / Ancora.”

Fonte: http://www.emilydickinson.it

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