L’orizzonte condiviso di un amore

Persone ormai invecchiate e quindi obbligate a contare gli anni che restano loro da vivere, smentiscono un intero itinerario di vita già percorso e si dicono addio, nel sogno di poter trascorrere l’ultima parte della vita – la cui aspettativa si è sempre più allungata – nella libertà, senza dover più «fare i conti» con qualcun altro. È l’epifania dell’egoismo anzi, dell’egolatria celebrata secondo le proprie possibilità, è il non voler più riconoscere che l’amore esige anche sacrificio, rinunce: se infatti il cammino è condiviso con altri, allora occorre riconoscere l’altro che ci sta accanto nella sua differenza, assumendo che ci siano assieme ai giorni di gioia e di piacere condivisi anche quelli in cui il rapporto si fa difficile, in cui si è chiamati a perdonare l’altro, in cui far uso di sapienza, a volte accettando perfino di restare nel «buio», attaccati alla promessa fatta, alla parola data.

In una lettera inviata dal carcere in cui attendeva la morte che il regime nazista gli avrebbe inflitto, il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer scriveva: «La perdita della memoria morale non è forse il motivo dello sfaldarsi di tutti i legami, dell’amore, del matrimonio, dell’amicizia, della fedeltà? Niente si radica, niente mette radici: tutto è a breve termine, tutto ha breve respiro. Ma beni come la giustizia, la verità, la bellezza e in generale tutte le grandi opere richiedono tempo, stabilità, memoria; altrimenti degenerano». Parole profetiche, che leggono bene il tempo presente, contrassegnato da provvisorietà e instabilità in tutti i rapporti.
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