Siamo tutti appesi a un filo

Sono rientrato dalla trasferta in Romania e i colleghi mi avvisano di una importante novità: il nostro responsabile della qualità è stato “lasciato a casa”.

Non riesco a capire le ragioni di questa decisione. E’ sicuramente una figura di spicco nell’azienda: per esperienza, capacità tecniche e di carattere. Parlando in ufficio con i colleghi si ipotizzano discussioni dai toni eccessivi, divergenze rispetto alle decisioni prese dalla direzione, comportamenti scorretti da parte sua.

A pranzo in mensa mi trovo casualmente a tavola con il nostro responsabile del personale e chiedo se mi può dire qualcosa di questa nuova vicenda. La risposta che ricevo mi lascia sconcertato: non mi può dire nessun dettaglio, ma mi assicura che la decisione è esclusivamente della direzione. Non c’è stato nessun fatto, parola o azione del collega che ha portato a rompere il rapporto di lavoro.

“Semplicemente” la direzione ha deciso che questa persona, con trenta anni di servizio durante i quali ha vissuto tutte le vicende belle e brutte di questa azienda, non era più necessaria nell’organico. Il commento finale è stato: “Cosa ci vuoi fare… siamo tutti appesi a un filo… tra l’altro lui è anche un dirigente e quindi ha meno garanzie di un qualsiasi impiegato…”

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