Laggiù un pastorello suonava un flauto di legno: una strana melodia che mi pareva di aver già sentito, non so dove. Di sicuro non in via Uppland.
Ci arrestammo a parlare col pastorello. Si chiamava Nanno. Lo pregai di prestarmi per un attimo il suo zufolo, ed egli mi insegnò anche a suonare la melodia di prima.
“Se volete, posso farvi un flauto per uno” disse Nanno.
Non ci pareva vero. Un ruscello scorreva lì accanto e un salice lasciava pendere i rami fino all’acqua. Nanno andò a tagliare un ramo del salice e mentre lui intagliava i nostri flauti di legno, noi ce ne stavamo seduti sulla sponda a sguazzare con i piedi nell’acqua. Anche Jum-Jum imparò a suonare quella strana melodia; Nanno disse che era antica, più antica di qualsiasi melodia del mondo. I pastori la suonavano nei pascoli già da migliaia e migliaia di anni fa, disse Nanno.
Lo ringraziammo per averci fatto i flauti e per averci insegnato quella musica antica. Poi rimontammo su Miramis e ci allontanammo al galoppo. Sempre più lontano risuonava il flauto di Nanno.
“Dobbiamo aver cura dei nostri flauti” dissi a Jum-Jum: “Se succederà che ci perdiamo, non avremo che da suonare questa melodia”.
Jum-Jum si teneva stretto a me per non cadere. Mi appoggiò la testa sulla schiena e disse: “Proprio così, Mio: dobbiamo tenerci preziosi i nostri flauti; e se tu senti il suono del mio, sai che ti sto chiamando”.
“D’accordo” disse Jum-Jum, e si teneva stretto a me e io pensavo che era il mio miglior amico.
Dopo il Re, mio padre, naturalmente. Lui, lo amavo più di qualsiasi cosa al mondo. Ma Jum-Jum era un ragazzo come me, e ora che non avevo più Benka era proprio il mio migliore amico.
Pensate: avevo mio padre, il Re, e Jum-Jum e Miramis su cui cavalcavo sopra colline e prati veloce come il vento; non c’era da meravigliarsi che io fossi felice.
“Come si arriva al Paese Al di là delle Acque e delle Montagne?” chiesi.
“Per il Ponte del Primo Sole” disse Jum-Jum.
“E dov’è il Ponte del Primo Sole?”
“Presto lo vedremo” rispose Jum-Jum.
E così fu. Era un ponte così alto e così lungo che non se ne vedeva la fine. Brillava nella luce del mattino e sembrava costruito di raggi solari.
“E’ il ponte più lungo del mondo” mi spiegò Jum-Jum. “E collega l’isola dei Prati Verdi al Paese Al di là delle Acque. Ma di notte il nostro Re lo fa ritirare perchè all’Isola dei Prati Verdi si possa dormire tranquilli”.
“Perchè?” chiesi. “Chi si ha paura che venga?”.
“Il cavalier Kato”rispose Jum-Jum.
Appena ebbe pronunciato quel nome, si levò un vento gelido e Miramis cominciò a tremare.
Astrid Lindgren – Mio piccolo Mio