Dino Buzzati al Giro d’Italia

Per diciannove giorni, con stupore, li avevamo visti galoppare con la sola forza delle gambe in tutta la Penisola e poi ancora su e giù per i precipizi delle Alpi. Un centesimo di ciò che aveva fatto l’ultimo di loro ci avrebbe troncato anche vent’anni fa quando eravamo giovani, ci avrebbe fatto andare all’ospedale per un mese almeno. Che cosa restava adesso di questo lavoro spaventoso? Non aveva prodotto niente? Niente. Fatica dunque, sacrificata a una mania priva di senso?

Eppure, via via che questi uomini procedevano di città in città, le popolazioni – meraviglia! – lasciavano gli affari e le vanghe, balzavano dal letto, scendevano dai sommi casolari, facevano a piedi lunghissimi tragitti, aspettavano sotto al pioggia e sole per mattine intere, ed eccole là, le genti di tutta Italia, contadini, operai, lupi di mare, mamme, vecchi cadenti, paralitici, preti, mendicanti, ladri, schierati lungo quattromila chilometri, e non erano più gli stessi del giorno prima, un sentimento nuovo e potente li possedeva, ridevano, gridavano, per qualche istante dimenticavano le pene della vita, erano felici, positivamente, e ne possiamo fare qui regolare testimonianza.

Serve dunque una faccenda stramba e assurda come il Giro d’Italia in bicicletta? Certo che serve: è una delle ultime città della fantasia, un caposaldo del romanticismo, assediato dalle squallide forze del progresso, e che rifiuta di arrendersi.

Guardateli, mentre pedalano, pedalano tra campi, colline e selve. Essi sono pellegrini in cammino verso una città lontanissima che non raggiungeranno mai, simboleggiando in carne ed ossa, come in un quadro di pittore antico, la incomprensibile avventura della vita. E questo è romanticismo puro.

Sono dei cavalieri erranti che partono a una guerra senza terre da conquistare: e i giganti loro nemici assomigliano ai famosi molini a vento di Don Chisciotte, non hanno membra e volti umani, si chiamano distanza, gradi di inclinazione, sofferenza, pioggia, paura, lacrime e piaghe. E anche questo è romantico abbastanza.

Sono dei giovani schiavi prigionieri di un orco che li ha legati a una macina di piombo ed essi girano, sferzati a sangue, e dai boschi intorno le loro donne chiamano, piangendo, ma gli schiavi non possono rispondere. E non è romanticismo questo?

Sono dei pazzi. Perché potrebbero fare la stessa strada senza fatica e invece faticano da bestie, potrebbero andare adagio e invece sfacchinano per correre presto, potrebbero quasi tutti guadagnare gli stessi soldi senza soffrire e invece preferiscono il supplizio. Sì, pure qui romanticismo.

E sono anche dei monaci: di una speciale confraternita che ha le sue dure leggi. Ciascuno spera nella grazia, ma a pochissimi, uno o due per decennio, la grazia viene concessa. Tuttavia continuano, perché sanno che nei pochi eletti il mondo riconoscerà, senza neppure immaginario, una specie di investitura sacra. E allora splenderà la gloria. Candida favola anche questa, degna dei vecchi tempi andati.

Ma adesso la favola è finita. I cavalieri erranti, i pellegrini, i pazzi, i monaci sono rientrati nelle loro case: uomini qualunque tra le mamme, le mogli e i bimbi; liberi, e un poco tristi. Lo striscione del traguardo-premio è stato messo via con tutta cura nel ripostiglio della Associazione “Velo e Sport” di Soveria Mannelli. La sbucciatura del gomito destro di Mario Fazio si sta già rimarginando. Il reclamo del corridore Croci-Torti per la multa di lire 3000 (appoggio recidivo a una vettura del seguito) inizia il suo eterno sonno tra gli scartafacci della giuria internazionale ammucchiati in un armadio della “Gazzetta dello Sport”. La bottiglia d’alluminio scaraventata via con sdegnoso gesto da Gino Bartali tre chilometri dopo Cervières è stata per caso trovata da un pastorello ed ora dondola appesa alla sua cintura. In una cunetta fra Cagli e Acqualagna le formiche hanno già divorato quasi metà del cane randagio investito da un camioncino-radio della carovana e andato là a morire. E sole, vento, pioggia smangiano a poco a poco i cartelli di cartone inchiodati ai larici, sotto il Passo di Pordoi con la raccomandazione: “Sportivi, non spingere i corridori!”. Pareva che non dovesse finire mai ed è già cosa del passato. Di altro si parla oggi, del Giro del Lazio, del Tour (è vero o no che Bartali non vuole correre nella stessa squadra di Coppi? ), di velodromi, del Giro della Svizzera, di ciò che aspetta nel futuro. Così è la vita.

E il prossimo anno, in maggio, sarà data di nuovo la partenza e l’anno dopo ancora e così via, di primavera in primavera, perpetuandosi la fiaba. Finché (ma vivremo ancora noi?) le persone ragionevoli diranno che è assurdo continuare; a quei tempi le biciclette saranno diventate rare, ferravecchi quasi comici, usati da pochi nostalgici maniaci, e voci si leveranno dando la baia al Giro.

No, non mollare, bicicletta. Noi allora saremo probabilmente morti e sepolti, Coppi sarà uno scarno e tremulo nonnino ignoto alle generazioni nuove, altri nomi verranno urlati dalle folle. Non cedere, o “divina bicicletta”, come diceva il patron del Tour Desgrange. Se tu capitolassi, non solo un periodo dello sport, un capitolo del costume umano sarà finito, ma si restringerà ancor più il superstite dominio della illusione, dove trovano respiro i cuori semplici. A costo di apparir ridicola, salpa ancora, in un fresco mattino di maggio, via per le antiche strade dell’Italia. Noi viaggeremo per lo più in treno-razzo, allora, la forza atomica ci risparmierà le minime fatiche, saremo potentissimi e civili. Tu non badarci, bicicletta. Vola, tu, con le tue piccole energie, per monti e valli, suda, fatica e soffri. Dalla sperduta baita scenderà ancora il taglialegna a gridarti evviva, i pescatori saliranno dalla spiaggia, i contabili abbandoneranno i libri mastri, il fabbro lascerà spegnere il fuoco per venire a farti festa, i poeti, i sognatori, le creature umili e buone ancora si assieperanno ai bordi delle strade, dimenticando per merito tuo miserie ,e stenti. E le ragazze ti copriran di fiori.

Dino Buzzati – Al Giro d’Italia 1949

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: