La dimensione umana della crisi

L’Italia, in qualità di presidente del G8, ha assunto la decisione di organizzare, all’inizio del proprio mandato, un summit sociale, che inizia domenica 29, allargato a Brasile, Cina, Egitto, India, Messico, Sud Africa, e con la partecipazione di Fmi, Ilo, Ocse. Lo scopo è quello di analizzare l’impatto della crisi economica sui mercati del lavoro e sulle condizioni sociali dei Paesi industrializzati, di quelli emergenti e di quelli in via di sviluppo. (…)

Il precipitare della crisi e la assoluta necessità di evitare un fenomeno di disoccupazione di massa che si potrebbe trasformare rapidamente in una grave crisi sociale ci impongono di identificare principi comuni per promuovere, in maniera quanto mai coordinata, adeguate politiche volte a sostenere l’occupazione, garantire un reddito alle persone più vulnerabili, investire nei lavori e nelle competenze del futuro. “Le persone prima di tutto. Affrontare insieme la dimensione umana della crisi” è il titolo che abbiamo voluto dare a questo evento perché nella grande crisi che viviamo non ci si dimentichi che occorre certo provvedere alle persone e ciò nondimeno ripartire dalle persone se si vuole che un nuovo spirito etico e di mutua responsabilità possa governare il necessario e positivo processo di globalizzazione.

Tre sono le linee guida su cui occorre convergere per dare vita a una azione coordinata a livello mondiale di politiche sociali, sia pure declinata a livello nazionale. Anzitutto, misure per sostenere il reddito delle persone e delle famiglie e per valorizzare il capitale umano, salvaguardando il più possibile la base occupazionale. In secondo luogo, sviluppare un sistema di protezione sociale in grado di alimentare un virtuoso circolo della fiducia e sostenere consumi e risparmio. E che nello stesso tempo possa contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro.  Esiste oggi una rilevante potenzialità in termini di occupazione legata ai servizi sociali, particolarmente ai servizi alla persona (salute, educazione, assistenza), i cosiddetti white jobs. Questi possono contribuire anche a disegnare una società più solidale, fondata sui principi del rispetto e della carità. In terzo luogo, occorre promuovere nuovi criteri di stabilità economica e finanziaria, tali da incorporare il concetto di sostenibilità sociale, affidati alle competenze di monitoraggio e sostegno delle maggiori organizzazioni internazionali, a partire dal Fondo monetario internazionale.  (…)

L’Italia, nella sua funzione di presidente del G8, è impegnata affinché dal summit sociale di Roma possa originarsi un progressivo coordinamento a livello internazionale delle politiche del lavoro e sociali.  Sappiamo che è un compito difficile, sappiamo che le particolarità nazionali tendono a fare premio sulla volontà di mettersi insieme per agire insieme, sappiamo che la tradizione di questi incontri – molte parole, pochi fatti – è contro di noi. Ma un nuovo ordine mondiale necessita di nuovi strumenti e di nuove funzioni. E soprattutto di una nuova capacità di visione.

In un tempo carico di incertezze occorre ricostruire la fiducia nel futuro. La centralità del bene-essere della persona nelle politiche per la crescita e la occupazione permette alle famiglie di guardare con ottimismo al futuro. Ma questo non basta. È necessario anche promuovere una società della vita buona, nella quale, in linea con il principio di sussidiarietà, sono sostenute “le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto”, e nella quale la dimensione personale e la dimensione sociale sono dunque simultaneamente perseguite in modo da non trascurare i diversi aspetti costitutivi della esperienza elementare dell’uomo: la salute, il lavoro, gli affetti e il riposo. Una società che poggia sul diritto-dovere al lavoro, una società attiva, caratterizzata da una alta dotazione di capitale umano, che sia anche più giusta e inclusiva, perché capace di connettersi e costruire solide relazioni sociali. Di essere cioè una comunità che, a partire dalla cellula vitale e primaria della famiglia, sa stare insieme e crescere investendo sui più giovani e sul futuro. In questo c’è la risposta alle ricorrenti visioni nichiliste di una società nella quale molti sembrano avere smarrito il senso stesso della vita. E anche la risposta di una diversa globalizzazione, da fondare non più solo sulla dimensione finanziaria ed economica, bensì sulla dimensione umana.

L’auspicio della presidenza italiana è che questa crisi possa dare vita ad un nuovo mondo. E mi auguro che al termine di questi due giorni si possa inviare un messaggio chiaro in questo senso sia al vertice di Londra del G20 sia alle persone di tutto il mondo. Un messaggio che sarà poi ripreso nell’agenda dei lavori del g8 della Maddalena in luglio. È l’intera comunità internazionale ad essere chiamata dalle trasformazioni epocali a una sfida non solo economica ma, prima di tutto, progettuale e culturale, una sfida che riconosca la centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali.

Osservatore Romano – Maurizio Sacconi – Ministro italiano del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali

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