Il muro di diffidenza che circondava la piccola comunità si andava sgretolando ma non era del tutto crollato. Si univano rapidamente a Francesco altri compagni conquistati dal suo entusiasmo, dal potere fascinatorio della sua parola. Erano uomini fuor del comune, capaci di dare un taglio a ogni consuetudine e sicurezza materiale e affettiva, per entrare a fare parte di una società improvvisata, senza prestigio né tradizione; persone di fortissima tensione morale, di ampie virtù, di grande impegno religioso. Poi c’era la folla, a volte tiepida nell’ascolto, a volte sconcertata per non dire ostile, a volte ancora persuasa e soggiogata. Cera chi considerava quegli uomini sempre pronti a esortare, ad amare Dio, a fare la pace, dei pazzi e dei fissati, e chi invece li ammirava come uomini di vita evangelica. Un tale che li ascoltava ebbe a dire: «Questi, o sono di una perfezione massima per essere uniti a Dio in modo tanto perfetto o sono dei folli, perché la loro sembra proprio una vita da disperati; non mangiano quasi niente, camminano a piedi nudi, sono vestiti da miserabili». Le ragazze, al solo vederli da lontano, scappavano spaventate; parevano uomini del bosco, uomini selvatici. Qualcuno li riteneva ciarlatani, possibili ladri, e perciò rifiutava di ospitarli in casa; Francesco e i compagni spesso si dovettero riparare sotto un portico o in un forno per il pane. Certuni li accoglievano a manate di fango, altri li prendevano in giro costringendoli a tenere in mano dei dadi oppure, afferratili per il cappuccio, se li trascinavano come fossero dei sacchi portati a spalla. Là dove erano stati spezzati legami famigliari, e ancora dolorosa era la separazione, le reazioni furono ancor più esacerbate e l`ostilità più dichiarata.
Fedeli alle parole del Vangelo, Francesco e i compagni non reagivano però alle persecuzioni, si mostravano pacifici; quel modo di vita austero e insieme lieto disorientava, turbava e alla fine attraeva le persone. Interrogati si dichiarano semplicemente uomini penitenti di Assisi. L’appello di Francesco è trascinante, invita alla pace, all’amore del prossimo. Spesso i compagni fanno «da spalla», approvando e dicendo che si tratta veramente di ottimi consigli. Qualche volta Francesco canta ancora in francese le lodi al Signore, a voce alta e chiara, per darsi e infondere coraggio: è un periodo di apprendistato e di prove; sperimenta molte «Regole» (nessuna delle quali giunta fino a noi), diversi modi di vita che mette in pratica con i compagni prima di renderli principi normativi, esaltando la povertà in modo appassionato.
Chiara Frugoni – Vita di un uomo: Francesco d’Assisi