Michele Strogoff

Durante i primi momenti del viaggio, nel sentirsi trasportare a tutta velocità, Nadia stette senza parlare. Poi, sempre ossessionata da un unico pensiero, quello di giungere, disse:
– Ho contato trecento verste fra Perm ed Ekaterinburg, fratello! Mi sono sbagliata?
– No, non ti sei sbagliata, Nadia, – rispose Michele Strogoff, – e quando avremo raggiunto Ekaterinburg, saremo ai piedi dei monti Urali, sul loro versante opposto.
– Quanto durerà questa traversata in mezzo alle montagne?
– Quarantotto ore, perchè viaggeremo notte e giorno. Dico notte e giorno, Nadia, – aggiunse, – poichè non posso arrestarmi neppure un istante, e bisogna che corra senza posa verso Irkutsk.
– Durante l’inverno ci saremmo arrivati più rapidamente e senza rischi, non è vero?
– Sì, soprattutto più rapidamente, ma tu avresti sofferto molto per il freddo e per la neve!
– Che cosa importa? L’inverno è amico del russo.
– Sì, Nadia, ma che temperamento a tutta prova occorre, per resistere a una tale amicizia! Ho veduto sovente la temperatura calare nelle steppe siberiane a meno quaranta sotto zero! Ho sentito, nonostante l’abito di renna, il cuore ghiacciarsi, le membra torcersi, i piedi gelare sotto il triplice strato delle calze di lana! Io ho veduto i cavalli della slitta ricoperti di uno strato di ghiaccio, con il respiro congelato nelle narici! Ho veduto l’acquavite della borraccia mutarsi in pietra, così dura che il coltello non poteva spezzarla! … Ma la mia slitta allora filava come un uragano! Non c’erano più ostacoli sulla pianura ricoperta di neve, e bianca fino ai limiti dello sguardo! Non più corsi d’acqua che costringessero a cercare guadi! Non più laghi che bisognava attraversare in battello! Dovunque il ghiaccio duro, la strada libera, il cammino sicuro! Ma a prezzo di quali sofferenze, Nadia! Potrebbero narrarlo solo quelli che non sono più ritornati, che presto furono sepolti dalla tormenta!
– Invece tu sei ritornato, fratello, – disse Nadia.
– Sì, però io sono siberiano e fin da bambino, quando seguivo mio padre nelle sue cacce, mi sono abituato a queste dure prove. Quando tu mi hai detto, Nadia, che l’inverno non ti avrebbe arrestata, che saresti partita sola, disposta a lottare contro le terribili intemperie del clima siberiano, mi è parso di vederti sperduta fra le nevi, mentre cadevi a terra e non trovavi più la forza di rialzarti.
– Quante volte hai attraversato la steppa d’inverno? – chiese la giovane livoniana.
– Tre volte, Nadia, per andare a Omsk.
– E che cosa ci andavi a fare a Omsk?
– Per vedere mia madre che mi aspettava!
– Invece io vado a Irkutsk, dove mi aspetta mio padre! Vado a portargli le ultime parole di mia madre! Questo per dirti fratello, che nulla avrebbe potuto impedirmi di partire!
– Sei una brava ragazza, Nadia – rispose Michele Strogoff, – e Dio stesso ti avrebbe guidata!

Jules Verne – Michele Strogoff

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